“Per puro amore”: così don Antonio Guidolin, da oltre vent’anni responsabile della pastorale della salute ed altrettanto cultore delle biografie e della spiritualità dei santi della Chiesa trevigiana, ha voluto intitolare la nuova biografia di Santa Maria Bertilla Boscardin, nata a Brendola (Vi) nel 1888 e morta Treviso, città nella quale ha trascorso la gran parte della sua vita religiosa come infermiera in ospedale a san Leonardo, nel 1922. La scelta riprende l’espressione, che più volte si incontra nel diario spirituale della giovane suora, con la quale santa Bertilla indicava le motivazioni ed insieme lo scopo del suo agire. La pubblicazione, richiesta all’autore e promossa dalle Suore Maestre di Santa Dorotea Figlie dei Sacri Cuori, l’Istituto di cui suor Bertilla faceva parte, esce in occasione dell’anno centenario della morte. Sono già numerosi i racconti della sua vita che si sono susseguiti dal periodo immediatamente successivo alla sua morte, fino a giungere a tempi più recenti. La fama di santità dell’umile suora infermiera non si è mai spenta nel cuore dei trevigiani, per via di quella attrattiva che hanno coloro che Papa Francesco definisce “i santi della porta accanto”, della cui statura si rischia di accorgersi solo quando vengono a mancare perché non compiono nulla che faccia notizia, non hanno esperienze spirituali straordinarie e la loro santità è tutta giocata nel vivere evangelicamente la quotidianità.
Le fonti a cui l’autore attinge per costruire la sua narrazione provengono in buona parte dagli atti raccolti in occasione della causa di canonizzazione, arricchiti dagli aneddoti presenti nelle numerose biografie precedenti. Il volume, pubblicato da «Leggimi», una giovane casa editrice cattolica piemontese, nata lo scorso anno, si apre con la prefazione di monsignor Guido marini, già maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie ed ora vescovo di Tortona, che mette in luce la “tensione verso Dio che percorre l’intero racconto e che rimane un dato decisivo dell’esperienza spirituale di Santa Bertilla”.
La narrazione, condotta con uno stile letterario scorrevole, pur collocando la vicenda di Santa Maria Bertilla nel contesto storico del suo tempo, si caratterizza come una biografia spirituale. Il testo è corredato, infatti, da numerosissime citazioni tratte degli scritti della santa, che ne fanno emergere il ritratto interiore, senza dubbio di alto profilo. Gli aneddoti della sua vita sono riscattati dalla loro episodicità e ricollocati come significativi di ciò che caratterizza una vita cristiana nella sua pienezza. Un tratto peculiare di questa biografia è dato dal fatto che l’autore è attento a mettere costantemente in relazione il percorso di santità di Bertilla con le testimonianze di altri santi e beati sia degli inizi del ‘900, alcuni dei quali certamente non conosciuti da lei, sia con quelle di altri giganti della spiritualità del passato: tutti interconnessi tra loro attraverso la comunione che unisce tutti i battezzati.
Il racconto si snoda in dieci capitoli di differente grandezza, suddivisi a loro volta in numerosi paragrafi che ne facilitano la lettura. Ogni capitolo si apre con una citazione di un santo o di un autore spirituale del secolo XX, che quasi ne costituisce la chiave di lettura. Una parte non piccola è dedicata alla narrazione dell’infanzia e della giovinezza di Anna Francesca (così si chiamava suor Bertilla prima di entrare in convento), forse la parte meno conosciuta della santa, ma già molto rivelatrice della figura che poi emergerà.
Don Stefano Chioatto